Climbing 4×4: operazione Tunisia

La Tunisia, un’altra delle terre del desiderio e dell’off road sembrava dover sfuggire da sotto le ruote dei fuoristrada degli  avventurosi del Climbing 4×4 poiché quando ormai erano pronti a partire per il loro tradizionale tour, il Covid, con la proroga dei vari decreti e l’inserimento nella lista dei paesi africani vietati, sembrava aver cancellato ogni speranza. Poi inaspettatamente arriva una telefonata di amici che stanno organizzando una missione umanitaria per portare del materiale all’orfanotrofio di Douz. E succede che alla spedizione sono venuti a mancare quattro partecipanti e due veicoli di supporto. Così quelli del Climbing si offrono volontari per fare il trasporto e la consegna, ma anche per effettuare le visite mediche in programma perché nel gruppo ci sono pure due medici: Salvo, che è un primario ortopedico in pensione,  Elio che è un medico del 118. Si fa tutto di corsa tra un mare di incombenze burocratiche e qualche dubbio sino all’ultimo  sulla disponibilità della nave. Avutane conferma da Grimaldi Line l’imbarco è da Salerno con sbarco dopo 20 ore al porto di La Goulette e le inevitabili lunghe pratiche doganali di controllo.

Rapida corsa sul far del buio sino ad Hammamet, breve risposo notturno e poi, con una sveglia all’alba, di nuovo in marcia per il lungo trasferimento verso Douz. Senza rinunciare, lungo il percorso, alle obbligatorie classiche fermate a El Jem e Matmata. L’arrivo a Douz è in tarda serata, giusto in tempo, parcheggiati i  veicoli, di un rinfrancante ristoro  in un tipico ristorante assaporando la cucina speziata e piccante del sud  tunisino, prima del pernottamento.

Il diario di viaggio prosegue scandendo le varie tappe. Quella del lunedì porta al dispensario di Hassey, piccolo paese vicino a Douz, ben accolti agli abitanti e dove subito entrano  in azione i medici che, col supporto degli interpreti, iniziano le visite che durano quasi l’intera giornata. Martedì,  invece, è il giorno dei più anziani ma anche di molti i bambini che accorrono e ai quali vengono distribuiti giocattoli e  vestiti. Poi si va all’orfanotrofio di Douz a scaricare una parte del materiale portato dall’Italia. E  cresce la voglia di deserto; così martedì pomeriggio, dopo una breve spiegazione ai neofiti del gruppo come affrontare le sabbie sahariane, si mettono le ruote nella sabbia, sino ad arrivare, dopo circa tre ore, al punto programmato per la sosta notturna. Per i giovani del gruppo è la prima esperienza di un bivacco nel deserto sotto le stelle, Sono spaesati, non sanno cosa fare, ma sotto l’attenta regia dei veterani, si raccoglie la legna per l’ indispensabile fuoco, si montano le tende e si inizia a cucinare.

Mercoledì sveglia all’alba, subito pronti ad affrontare una giornata a tutta di sabbia puntando vero Timbaine. Si viaggia spediti e gli insabbiamenti non sono pochi a causa del vento che rende la sabbia ancora più infida. Molto il lavoro di piastre e verricelli in dotazione ai Land Cruiser. Ottimo il ristoro con caffé e bibite fresche a Timbaine dove, però, si decide di non pernottare ma di proseguire in direzione di Ksar Ghilane, fermandosi  ad un certo punto per un altro suggestivo  bivacco in pieno deserto, lontano dalle piste e dalle dune battute dalle agenzie tunisine.

Il campo viene montato in modo veloce, poiché il gruppo è ormai ben affiatato. Si fa pure il pane cotto sotto la sabbia e sotto il cielo dell’ultima notte sahariana. Poi, in una suggestiva alba, di nuovo in marcia, con ancora qualche  insabbiamento, sino ad arrivare all’Oasi di Ksar Ghilane dove, montato rapidamente il campo all’esterno del palmeto, ci si dirige tutti verso la pozza di acqua calda per riprendersi dalla sabbia e dalle fatiche della giornata. C’è pure la soddisfazione di assistere allo spettacolo di  alcuni team che stanno provando i loro bolidi per un imminente rally desertico. La giornata  è di assoluto relax con  pure l’immancabile giro sui dromedari.

Il viaggio volge al temine  e dopo aver congedato Aziz, la mitica guida sahariana, si prende la direzione di Tatouine e Chenini per la visita ai granai fortificati, per poi dirigere i fuoristrada verso nord e Hammamet. Arrivo al tramonto, rapida doccia nel confortevole albergo e poi cena in un tipico ristorante tunisino, con la serata che prende una direzione inattesa poiché nel locale si ferma  un gruppo di turisti di El Jem e, complice la musica, inizia un turbinio di balli di gruppo folcloristici.

Il giorno dopo, mentre si è in viaggio verso il porto, giunge la notizia che la nave ritarderà di 14 ore. Quindi pernottamento d’obbligo a La Goulette e, finalmente, l’imbarco e il rientro verso casa con tanta sabbia e deserto nel cuore.

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